L’ispirazione che cerchiamo in viaggio si può portare nella vita di tutti i giorni e perfino al lavoro? Assieme a Daniela Iacchelli, psicologa e psicoterapeuta di Bologna, scopriamo di avere tanti strumenti per liberarci da blocchi e condizionamenti e iniziare a vivere un’esistenza piena, creativa, che ci somiglia. In altre parole, ispirata.
Cerca l’ispirazione e ritrova il tuo IO più sensibile
Bisogna sviluppare una “mappa” per il cambiamento e acquisire nuove abitudini e dei nuovi “abiti mentali” da praticare con costanza: solo così possiamo ritornare al centro di noi stessi, seguendo l’ispirazione che ci guida verso la felicità autentica: ecco cosa ci ha raccontato Daniela.
Ho letto il tuo curriculum: dopo il percorso in psicologia ti sei specializzata in moltissime attività e diversi approcci; se arrivassi nel tuo studio e lamentassi un’insoddisfazione per la mia vita, dove non mi sento pienamente me stessa e realizzata, su quale attività mi orienteresti?
Il grande valore di avere diverse risorse terapeutiche, è proprio quello di poter scegliere l’approccio più adatto ad ogni persona che viene da me con la richiesta di migliorare la qualità della sua vita, soprattutto relazionale. Ogni persona presenta al momento di una “crisi biografica” una sua specifica difficoltà. A mio avviso è sempre importante considerare la “persona” come un sistema organico in cui sono in sinergia corpo, anima e spirito. Questo significa che tutte e tre queste sue parti costitutive stanno soffrendo, esprimendosi con linguaggi diversi che è mia cura decifrare.
Quindi il progetto terapeutico prevede, nel mio caso, sempre l’esplorazione dei tre aspetti. Naturalmente dipenderà da una serie di parametri legati alla specificità del “carattere” e delle abitudini di quella precisa persona, la decisione di iniziare con un lavoro che miri soprattutto a “radicarlo” nel corpo oppure a fargli esprimere in modo immaginale e creativo ciò che vive nel suo lato in ombra e nel suo aspetto luminoso e sano oppure orientarlo ad apprendere Pratiche meditative o a vedere con le Costellazioni Metamorfiche come liberarsi dal proprio destino familiare, onorandolo e trasformando l’egoismo in amore consapevole, capace di perdonare e andare nel futuro con nuovi comportamenti affettivi.
Quanto è importante riconnettersi con il proprio corpo e le sensazioni, per riconnettersi con il centro di sè?
Il destino umano appartiene all’esperienza dell'”incarnazione” e quindi alla corporeità. Molti problemi caratteriali e tanti disagi nascono proprio dall’alienazione dal proprio corpo e quindi da una profonda scissione dalla realtà basica dell’esistenza terrena. W. Reich e A.Lowen hanno fatto uno splendida ricerca proprio sul radicamento nel corpo e sulla respirazione profonda e armonica e la sua importanza vitale per avere un buon equilibrio energetico e psichico.
Pensa che ogni volta che ci attraversa un’emozione e abbiamo una reazione all’ambiente, il nostro sistema neurovegetativo manda informazioni al sistema respiratorio e ne condiziona il funzionamento. Paura, sofferenza, rabbia incidono sul nostro respiro. Soprattutto ci “difendiamo” da queste emozioni reprimendo il respiro e rendendolo sempre più superficiale. In questo modo ci troviamo ingabbiati in un corpo il cui diaframma è indurito e immobile, con la muscolatura contratta in abitudini posturali disarmoniche e non riusciamo più a vivere in pienezza e col giusto “circolo” di energia nel corpo e nella psiche.
Il centro di Sè non risiede nel corpo, ma riappropriandosi della sensibilità amorevole per il nostro corpo, attiviamo il nostro Io più sensibile, il nostro “centro di consapevolezza” che sa “includere” tutte le parti di sè e governarle con equilibrio.
Tra le varie attività che propongo, una di quelle in cui credo più di tutte è il “Corso di Mindfulnes: Pratiche Metamorfiche di consapevolezza”. E’ un percorso organico in tre moduli per arrivare a gestire lo stress e ad attivare un grado di consapevolezza ampia e quieta che includa tutti i nostri aspetti e sappia poi orientare verso il superamento delle scissioni tra corpo- anima e spirito. Non credo possa portare al cambiamento un percorso incentrato solo sull’analisi e la parola, per quanto importanti. Credo nella necessità di sviluppare una “mappa” per il cambiamento e acquisire, tramite l’autoeducazione e le pratiche quotidiane, delle nuove abitudini e dei nuovi “abiti mentali” da praticare con costanza.
Nel tuo sito leggo “l’arte salva la vita”: in che senso? E possiamo dire che una “vita salvata” è una vita vissuta pienamente, nella quale siamo felici di ciò che facciamo?
Sono stata una adolescente piuttosto in difficoltà. Per me ascoltare Beethoven, scrivere poesie e ammirare la bellezza nei dipinti dei pittori moderni, ha significato respirare ciò che di bello e buono può scaturire dagli esseri umani, mi ha aiutato ad aumentare la fiducia e mi ha poi, nel tempo, aiutato a credere profondamente nella forza evolutiva della creatività al servizio della scoperta del Sè.
Una vita “salvata” è una vita che fluisce e che attinge dalle dimensioni più elevate e spirituali per realizzare opere uniche e irripetibili nel quotidiano. L’attitudine artistica ce l’hai anche quando inforni i biscotti o prepari la tavola per la cena, è avere sempre voglia di bellezza, semplice magari, ma sempre bellezza. Ce l’hai quando ti vesti la mattina e giochi coi colori che indossi, ce l’hai nell’usare parole immaginative per dire qualcosa che ti sta a cuore, anzichè usare quelle banali e prosaiche. Siamo più felici nella bellezza e nella poesia del quotidiano? possibile, ma soprattutto siamo in contatto col nostro Sè e attiviamo le belle soluzioni che sa escogitare il nostro cervello destro, siamo più spregiudicati e più aggraziati.
Crediamo che un elemento fondamentale per essere felici sia fare della propria passione un lavoro, in altre parole, lavorare ispirati: per te cosa significa? E, dalla tua esperienza, come possiamo mettere in moto questo cambiamento?
Io mi considero davvero privilegiata perchè da 36 anni mi impegno in una professione che mi appassiona e ancora mi entusiasma. Ogni giorno, per essere autentica ed empatica con le persone che si rivolgono a me, mantengo uno stato di quiete interiore e di ascolto “ispirato” che mi consenta di intuire cosa sta cercando non l’ego di quella persona, ma il suo vero Sè che mi è venuto a cercare per cambiare sul serio le cose. L’attitudine meditativa, anche se in condizioni dinamiche, è quella che mi permette di far tacere il mio ego, le mie aspettative e proiezioni, ascoltare tra le pieghe del discorso cosa davvero conta per l’altro, essere in contatto con le forze di guarigione che circolano quando c’è la buona volontà di migliorare. Per me questo è lavorare ispirata.
Ancora una volta devo dire che la chiave per questa attitudine sono le Pratiche Metamorfiche di Presenza, Mindfulness e connessione col Sè Spirituale. Inizio sempre una seduta col silenzio, l’ascolto del respiro e del corpo coi suoi segnali di benessere e malessere e infine lo sviluppo di una coscienza che sappia “osservare” ciò che davvero accade in quel silenzio. Invito a fare questo ogni giorno. Darsi appuntamento con se stessi quotidianamente per sapere cosa sta transitando e cosa è davvero importante. Questa è la base anche per avere relazioni di qualità col nostro prossimo.
Qual è la difficoltà maggiore che lamentano i tuoi pazienti che vogliono cambiare vita ma non ci riescono?
In generale tutti lamentano di non riuscire a capire ciò che è bene per loro o di non riuscire a sentire quello che hanno capito e di non riuscire a fare ciò che sanno farebbe il loro bene.
In definitiva tutti abbiamo un certo grado di disarmonia tra pensare, sentire e volere.
E tutti abbiamo fatte nostre determinate convinzioni depotenzianti su noi stessi in occasione di antiche situazioni traumatiche o stressanti. E’ fondamentale avere gli strumenti per trovare quelle vecchie “programmazioni” e saper riformulare nuove e coerenti rappresentazioni di sè
In particolare il mio lavoro è spesso con donne perchè ho da tempo dato vita al Progetto Talita Kum per il risveglio del Femminile Sacro nelle Donne. Conduco splendide esperienze di gruppo che però portano anche al bisogno, in certi casi, di elaborazioni personalizzate. In questo caso, spesso le donne sono inconsciamente irretite in immagini stereotipate di sè, aderiscono a modelli proposti dalla famiglia e dai media che le snaturano e hanno bisogno di incontrare chi veramente sono, contattare la rabbia nascosta e la potenza negata. Allo stesso tempo molte donne ormai hanno bisogno di svelare la propria vulnerabilità e sviluppare tenerezza soprattutto e per prima cosa verso loro stesse.
Ho creato anche un mio metodo per lavorare con le coppie e qui la difficoltà più grande è la mancanza di una “educazione sentimentale e sessuale” che nessuna istituzione fornisce, nè la famiglia nè la scuola. Offro strumenti che risveglino sia la capacità di entrare in una profonda empatia fisica e animica, sia la capacità di “costruire la pace” nei conflitti e nelle insoddisfazioni adottando un nuovo “lessico” dei sentimenti. I due partners imparano ad utilizzare in modo appropriato le frasi dell’Amore e a pronunciarle al posto di quelle dell’egoismo e dell’antagonismo.
In definitiva, una vita ispirata è possibile?
La vita ispirata è il destino di ogni essere umano. Ma è un destino che ci è donato come uno dei tanti possibili.
Sta ad ognuno di noi mettersi in cammino verso il risveglio di una coscienza nuova che si identifichi col proprio Sè Spirituale anzichè con le spinte dell’ego, che si senta di essere un “viaggiatore interstellare” temporaneamente incarnato in una vita terrena. La vita ispirata è vissuta in connessione con il nostro vero “ispiratore”, il nostro Sè, la Stella che aspetta il nostro silenzio e il nostro ascolto per sussurrarci il prossimo passo da fare.