Liana, l’apertura mentale come meta

Non è semplice superare i dubbi e le barriere che la tua mente e le persone che ti stanno accanto spesso ti mettono davanti. Eppure, quando ci riesci, senti di essere già a metà del cammino. Con atteggiamento libero e aperto, riesci ad assaporare nuove esperienze, nuove vite, nuovi percorsi. E l’immensa soddisfazione personale che provi quando giungi al termine di questi cammini, è il premio che ti darai per aver avuto il coraggio di dirti: “Sì, ce la posso fare”.

Luminosa e profonda come il mare, del cui colore sia lei che il figlio minore hanno preso gli occhi, Liana è una spumeggiante sessantenne che ama viaggiare più di ogni altra cosa al mondo.

Viaggiare è quello che regala a se stessa a ogni suo compleanno, è il mezzo che per tanti anni l’ha portata a vivere una sua grande passione, la subacquea, è l’esperienza che le fa conoscere nuovi luoghi, nuove persone. Ed è anche stata la prima cosa che ha fatto con i suoi figli, da sola, dopo la separazione dal marito. E non si è più fermata.

Ho sempre viaggiato, posso dire che in qualche modo il viaggio mi definisce. Mi incanta conoscere posti nuovi, nuove persone, a prescindere dall’età. Il viaggio per me significa sperimentare.

Dopo tanti anni in cui i viaggi erano dedicati alle immersioni, dopo il Covid sente che non le basta più quel modo di viaggiare. Vuole qualcosa di nuovo, qualcosa che definisce “più vero”. Le viene in mente di intraprendere un cammino di quattro giorni, percorrendo la ciclabile che collega Lecco a Milano, ma mentre il destino rende quel desiderio per il momento irrealizzabile, un’altra realtà si avvicina a lei inaspettatamente. Capita così, per caso, su un profilo social di Destinazione Umana e capisce che si trova proprio lì quello che stava cercando.

Scopro che fanno viaggi a piedi. Perfetto, mi dico. Per giunta solo donne. Fantastico, penso, ci sarà meno competizione. Però il timore di non essere abbastanza allenata c’è… così scrivo a Silvia e lei mi propone di sentirci per telefono per parlarne. Ma chi al giorno d’oggi fa una cosa del genere? È stato in quel momento che ho compreso di essere capitata nel posto giusto.

Come primo viaggio con Destinazione Umana, Liana sceglie così il Weekend sulla Via della Lana e della Seta, due giorni di cammino non troppo impegnativo e lungo, che ritiene perfetto per iniziare a mettersi alla prova in questa tipologia di viaggio per lei nuova. In quel weekend, Liana mi confida di aver trovato una bellissima atmosfera, delle piacevoli compagne di viaggio con cui si è creata facilmente una complicità, priva di imbarazzo, una brava e accurata guida e un paesaggio capace di togliere il fiato.

Stavamo camminando in montagna, sotto una pioggerellina lieve, non fastidiosa. A un certo punto terminiamo la salita e, dalla nebbia in cui eravamo avvolte, iniziamo a scorgere un cavallo… e poi altri, e altri ancora. È stata un’emozione fuori da ogni aspettativa… Camminare nella natura è un po’ come tornare alle tue origini. Respiri in modo diverso. Il cervello, lo spirito si rigenerano. E poi… quando ti dici: “Ce l’ho fatta, nonostante la stanchezza ci sono riuscita”, provi una soddisfazione personale impagabile.

Non è stato facile, all’inizio, superare alcune inevitabili barriere, come la paura di non farcela, i giudizi degli amici e dei parenti che trovavano strana questa idea bizzarra di partire da sola, con persone a lei totalmente sconosciute…

Già, sconosciute. Eppure Liana dice che il giorno della partenza, poco prima del punto di ritrovo, quando ha visto due donne in attesa come lei alla stazione di Bologna, ha capito subito che anche loro facevano parte del gruppo di Destinazione Umana. Quella sensazione di conoscersi già, di condividere lo stesso insieme di valori. Quella sorellanza che ha poi effettivamente respirato durante il viaggio.

Per questo poi non si è più fermata: Langhe, Val di Fassa, Pantelleria e, a breve, il Cammino degli Dei tra Bologna e Firenze, che in Destinazione Umana si ama chiamare “La Via delle Dee”.

Da questi viaggi o, meglio, da questo modo di viaggiare viene attratta per l’assenza di competizione, per il clima che si riesce sempre a creare con le altre partecipanti, lo spirito condiviso di apertura all’Altro da sé, che sia un luogo o che sia un’altra viaggiatrice. È questo che le fa dire che sono davvero viaggi ispirazionali. Ma prima ancora di questo, parla dell’enorme disponibilità di Silvia, fondatrice e direttrice tecnica di Destinazione Umana, che sente ormai come un’amica intima. Tutto, dalle sue parole al modo in cui presenta i viaggi, secondo Liana fa trasparire la grande cura che c’è dietro all’organizzazione di ciascuna esperienza proposta, la stessa cura che ha poi effettivamente sperimentato lei, personalmente.

Ricordo che Silvia mi disse la stessa cosa che anche io, ora, dico a chi teme di non farcela. Mi disse: “Con Destinazione Umana nessuna viene lasciata indietro e il passo che si tiene è quello della più lenta”. È davvero così. E anche questo ti fa sentire a casa.

Un’altra cosa che dice di averla colpita la prima volta e che ha ogni volta, poi, trovato importante è l’incontro prima di ogni partenza con Andrea, la psicologa ispirazionale di Destinazione Umana, perché sostiene che quell’incontro, sia pur da remoto, sia pur breve, ammorbidisce l’impatto con persone nuove. Sa bene, infatti, che per molte ‘aspiranti viaggiatrici’ può essere uno scoglio il non conoscere nessuno. Lei stessa si era posta il dubbio di come sarebbe andata questa ‘convivenza’ e trova anche normale chiederselo. Ma, oltre alle rassicurazioni di Silvia, all’organizzazione, alle guide, alla call con Andrea… c’è un altro fondamentale ingrediente che per lei è imprescindibile per la buona riuscita di un viaggio. E non posso certo darle torto.

Molto, delle esperienze, lo fa lo spirito con cui parti, l’atteggiamento con cui le vivi, che deve essere aperto. Io quando parto mi butto, sono una tabula rasa. Perché, se passi il tempo ad analizzare minuziosamente quello che funziona e quello che non funziona, quello che ti piace e che non ti piace… probabilmente la tua esperienza sarà un fallimento. Se invece la vivi con spirito aperto, com’è capitato a me, ti sarà facile ritrovarti a casa.

[Questa intervista fa parte della nostra nuova rubrica “Le interviste di Chiara” a cura di Chiara Monteforte]

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