Una funambola della vita, amante del bello, che non lascia indietro nessun sogno. Come se la vita fosse un trekking di gruppo piacevolmente faticoso, in cui devi fare affidamento su te stessa, sì, ma in cui trai meraviglia dal restare unita ad altri esseri umani.
Chiedere il colore preferito a un’armocromista penso sia come chiedere a me quale sia, tra le interviste fatte quest’anno per Destinazione Umana, la mia preferita: impossibile scegliere. Fortunatamente, Valentina è più brava di me e fa uno sforzo: mi risponde il verde, perché le sa di terra, natura, di autenticità. E “autentica” forse è proprio la parola che meglio si addice anche a lei, alla sua spontaneità e al suo cercare di portare avanti ogni suo sogno con tenacia, sorrisi e tanta naturalezza.
Vive accarezzata dal profumo del mare romano, dove si districa tra l’essere autrice, consulente aziendale e anche imprenditrice di un progetto di consapevolezza estetica per le donne. Oltre a questo, ama molto vivere la casa, esserci per i due figli adolescenti, per il marito, il cane… esserci non per dovere, ma perché è quello che la fa stare bene sopra ogni cosa.
Tra le sue passioni, immancabili, i viaggi, meglio se in cammino e meglio ancora se spostandosi in camper, che noleggia anche nei posti più remoti del mondo e che le “alleggerisce il vivere” grazie al suo minimalismo. Minimalismo, ma sempre con stile.
Mi si può definire una principessa con le scarpe da trekking: amo la bellezza e quando viaggio i miei must-have sono trucco e scarponcini da trekking. Adoro prendermi cura di me e del mio corpo, ma non ci sono tacchi che mi facciano sentire bella quanto un paio di scarpe da trekking. Mi fanno sentire libera, selvaggia, in contatto con il Tutto.

Qualche anno fa si imbatte in Destinazione Umana e trova che rispecchi il binomio perfetto: cammino e donne. Sceglie come primo viaggio il trekking della Via delle Dee, perché anche lei vive per far emergere in ogni donna la propria dea interiore. E sa che c’è sempre bisogno della dimensione naturale, per riuscirci appieno.
Ogni viaggio comunque, ritiene Valentina, porta una trasformazione. È un cammino dal punto di partenza verso l’Altrove, ti cambia, ti trasforma in modo irreversibile.
Nonostante questo entusiasmo, non è mancata nemmeno a lei un po’ di agitazione pre-partenza, quella che ti fa chiedere: “Ma ce la farò? Porterò a termine il cammino?”. Ancora una volta, è stata la voglia di mettersi alla prova a prevalere.
Dopo l’esperienza positiva con il trekking della Via delle Dee, si sente chiamare dalla GTE, il trekking della Grande Traversata Elbana. È alla ricerca di qualcosa di più impegnativo, di più faticoso, e farlo su di un’isola è un elemento che l’attrae ancora di più. È eccitata all’idea di partire, ma sente che mancherebbe qualcosa. Anzi, qualcuno.
Avevamo mantenuto un gruppo su WhatsApp con le partecipanti della Via delle Dee e mi venne spontaneo proporre la GTE anche a loro. Molte di loro decisero di aderire e, oltre alla bellissima attesa del viaggio, vissi anche l’attesa del riabbracciarle. Ritrovarsi sui cammini è come riprendere da dove ti eri lasciata: riprendi subito la stessa intimità.
Insieme all’intimità con le sue vecchie compagne di viaggio, Valentina non vede l’ora anche di riconnettersi con l’esperienza che aveva fatto, con la fatica, il sudore, la natura, le chiacchiere che si fondevano con l’incedere del cammino, gli abbracci, fino alla malinconia del viaggio che sta per finire, il desiderio di non lasciarsi.
E con questo spirito, anche la pioggia del primo giorno finisce col diventare “benedizione”; l’odio per le discese complicità con la guida che ti sprona con affetto; la tramontana vento che spazza le nubi e rende terso il cielo; la fatica il mezzo che ti permette di camminare guardando il mare. Un’emozione che definisce “insostituibile”, grazie anche alle due guide.
Credo che il più grande punto di forza nella Grande Traversata Elbana sia stata la co-presenza di due guide. Da un lato Yara, la nostra accompagnatrice, che è stata per noi la fata di Destinazione Umana e che ha saputo portare la vera chiave ispirazionale. Dall’altro, Tatiana, grande conoscitrice del territorio, oltre che persona piena di luce e di un entusiasmo contagioso. Quando ti sedevi a tavola, in quei luoghi dove erano i proprietari stessi a prepararti da mangiare, ti guardavi intorno e ti rendevi conto di quanto materiale umano avessi accanto.
Una volta rientrata alla normalità, Valentina si è sentita piena e grata. Piena, perché ricaricata a livello spirituale, percependo il cammino come una vera e propria ‘energia vitale’. E grata, perché potersi permettere un viaggio lo ritiene un regalo: significa che ha la salute per farlo e che ha accanto un partner disponibile e intercambiabile, in grado di accompagnarla in questa sua scelta, anche a distanza.
Perché, usando le parole di Valentina, a volte ‘restare’ è un atto di egocentrismo, non di puro amore.
Nella quotidianità sono io il genitore di riferimento, ma ho sempre viaggiato da sola, anche quando i miei figli erano più piccoli. Penso che a volte restare a casa sia più un segno di egocentrismo che di reale necessità. Abbiamo bisogno di sentirci indispensabili, per cui restiamo. Ma il sistema funziona anche da solo. Basta accettare che andrà in un modo diverso dal nostro. E pazienza!! Tanto tu, nel frattempo, starai camminando. E, camminando, ti sentirai lontanissima da ogni cosa.
[Questa intervista fa parte della rubrica “Le interviste di Chiara” a cura di Chiara Monteforte]